Chi mi conosce sa che da anni pratico la Biodanza. Suo ideatore è lo psicologo e antropologo cileno Rolando Toro Araneda che per lungo tempo ha studiato il ruolo della musica e della danza nei rituali di guarigione, celebrazione e iniziazione presso varie culture. Biodanza è una pratica di integrazione psico-motoria che, attraverso il movimento corporeo, la connessione al proprio sentire e l’espressione di emozioni e sentimenti, è in grado di risvegliare potenziali umani inespressi. Integrare, rendere unito. Gli esseri umani, a differenza delle piante e degli animali, hanno perso con un lungo processo di degradazione degli istinti, la loro interezza, la loro saggezza antica che li tiene connessi al proprio sentire e quindi alla vita stessa. Biodanza aiuta a ritrovare l’integrazione, stimolando la funzione di connessione con la vita e connettendoci con noi stessi, con l’altro e con l’universo. Integrarsi con se stessi significa ritrovare l’unità psicofisica. Integrarsi con l’altro significa ritrovare il vincolo originario che ci unisce. Integrazione con l’Universo vuol dire ricontattare il legame profondo con la natura e tutto il cosmo. Qualche tempo fa leggendo il libro “Ayurveda Maharishi” del Prof. Ernesto Iannacone, testo divulgativo sull’Ayurveda di cui consiglio a tutti la lettura, sono rimasta sorpresa nello scoprire che anche nell’Ayurveda, mio secondo grande interesse, esiste la terapia attraverso le melodie, chiamata Gandharva Veda. Secondo la scienza vedica infatti, l’intera creazione è suono. Alcune frequenze vibratorie sono importantissime e corrispondono ai suoni “primordiali” che creano anche il nostro corpo fisico. Mediante i suoni primordiali è possibile evocare delle risposte neurofisiologiche molto precise, come la produzione di neurotrasmettitori o la stimolazione di determinate aree del cervello, con degli effetti importanti sull’intero organismo. La disciplina chiamata Gandharva Veda, costituisce quel ramo della scienza vedica che studia i suoni e le melodie. Gandharva significa “melodie celesti” e rappresenta la tradizione dell’esecuzione musicale che riproduce le vibrazioni della natura nelle diverse ore del giorno e della notte. I toni impiegati sono dei suoni primordiali e costituiscono una forma molto antica di musicoterapia. Molte malattie, dall’ insonnia alla schizofrenia, possono essere guarite attraverso determinate musiche. Parlando in termini “scientifici” si può pensare che l’ascolto di alcuni suoni stimoli particolari recettori della corteccia uditiva e induca la produzione ed il rilascio di neurotrasmettitori specifici. La musica Gandharva tiene conto delle oscillazioni fisiologiche che si hanno durante la giornata, quindi ad ogni momento della giornata corrisponde una certa musica. L’ascolto di musica Gandharva per cinque o dieci minuti due o tre volte al giorno, seduti con gli occhi chiusi, ha un effetto rilassante e armonizzante. Le melodie sono piuttosto ripetitive, ma la ripetitività ha lo scopo di interrompere il flusso dei pensieri e di portarci in profondità. Queste melodie hanno un’influenza altamente integrante ed armonizzante capace di creare equilibrio nell’atmosfera neutralizzando lo stress. Anche qui quindi, come nella Biodanza, un’esperienza di armonizzazione con la parte più profonda di noi stessi, con la natura, con l’Universo. In entrambi i casi, melodie e danze capaci di dare coraggio, fiducia in sé stessi e felicità profonda. Come quando guardiamo un tramonto mozzafiato o una montagna maestosa che ci riempiono di meraviglia.